Petizione. Per il diritto alla conoscenza delle proprie origini
Petizione. Per il diritto alla conoscenza delle proprie origini.
Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e. p.c.- Ministro della Giustizia prof.ssa Severino Ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione, con delega alla Famiglia, Prof. Riccardi
Egregio Sig. Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ci rivolgiamo a Lei quasi in punta di piedi, abituati come siamo a costituire una minoranza discreta e silenziosa, benché formata da migliaia di cittadini italiani che vivono con profondo disagio, a volte ai limiti della disperazione, la loro condizione di “figli di donna che non consente di essere nominata”.
Certamente una etichetta che, se pure superata in virtù del nobile istituto dell’adozione, rimarrà a far parte della nostra vita e a produrre conseguenze devastanti, almeno fino a che lo Stato italiano non si accorgerà finalmente di stare affliggendo una terribile punizione a chi, incolpevole, vive la tragedia di essere privato della propria identità originaria. Attualmente, infatti, il nostro Paese non risulta ancora essersi adeguato alla normativa vigente nella maggioranza degli Stati, né alle numerose Direttive Europee e alle Convenzioni Internazionali che affermano la necessità di offrire a ciascun individuo la piena cognizione di se stesso e delle proprie origini, quale imprescindibile diritto della persona umana. Infatti, anche se la facoltà di conoscere le proprie origini è già entrata nel nostro ordinamento con il nuovo testo dell’art.28 della legge 184/83 così come modificato e introdotto nel 2001 dalla nuova legge 149 di riforma dell’adozione, tuttavia, resta ancora discriminata una parte estremamente numerosa di figli adottivi, quelli, appunto, non riconosciuti alla nascita, che rimangono esclusi per sempre da ogni possibilità di conoscenza delle proprie radici e di informazioni circa gli aspetti sanitari che li riguardano, che risulterebbero determinanti nella prevenzione e nella cura di eventuali patologie. Ecco perché, spesso, angoscia e disperazione connotano lo stato d’animo di coloro che decidono, a volte anche a seguito di malattie genetiche, d’intraprendere il percorso della ricerca delle proprie origini, muovendosi al di fuori della regolamentazione, in situazioni ai limiti della legalità, diventando frequentemente oggetto di talk show, questuando comprensione e pietà su un argomento che dovrebbe essere di esclusiva competenza del Diritto.
Per rispondere a tali esigenze è nato il Comitato nazionale per il Diritto alle origini, che è impegnato da tempo, in rappresentanza di migliaia di cittadini italiani, affinché venga ristabilito un criterio di equità nella delicata e complessa questione della conoscenza delle proprie origini biologiche da parte dei figli non riconosciuti alla nascita dai genitori naturali, per i quali, ancora oggi, vige il divieto assoluto, previsto dalla Legge 31 dicembre 1996, n. 675 e dalla Legge sull’adozione, n. 184 del 1983. In tale direzione procedono le nostre istanze di modifica della normativa vigente, con il consenso ed il supporto, anche operativo, di cultori del Diritto, di Magistrati, Bioetici e Studiosi di scienze umane, nonché di autorevoli esponenti della Chiesa Cattolica e del Movimento per la Vita, di alcune Associazioni di famiglie adottive, e dei Politici, che, raccogliendo le nostre sentite istanze, hanno presentato alla Camera tre progetti di legge attualmente al vaglio della Commissione Giustizia, e, precisamente, il PDL n. 1899 del 12/11/2008 (UDC), il PDL n. 2919 dell’11/11/2009( PdL) e il PDL n. 3030 del 12/12/2009 (PD), nonché un ulteriore progetto di legge, il n.1898 del 18/11/2009, presentato al Senato (PdL).
Esse, sia pure con sfumature diverse, si pongono la medesima finalità di modificare la legge vigente, ed offrire l’opportunità di accesso ai dati anagrafici personali di chi ne faccia richiesta, attraverso opportune forme dimediazione con i genitori naturali, e/o abbassando l’attuale soglia minima per la cancellazione del segreto, attualmente fissata, nella migliore delle interpretazioni, alla inammissibile età di cento anni, ma, che una applicazione stricto sensu della normativa, farebbe intendere come divieto assoluto e permanente. Siamo certi che il Suo profondo senso della Giustizia e la Sua personale sensibilità non potranno non essere turbate dal perpetrarsi di questa iniquità non sanata. E inoltre Lei, Presidente, che ha onorato più volte con la Sua attenzione la ex Real Casa Santa dell’Annunziata, maestosa Opera presente nella Sua città, memoria del dolore, ma anche della speranza di migliaia di madri, e di altrettanti figli, non pùò non portare nel cuore questo pezzo di realtà, da troppi dimenticata, ma che ancora vive nella pelle di chi, sia pure simbolicamente, attraversò quella “Rota”. E dunque, onde poter rispondere alle pressanti richieste e alle legittime aspettative di quella numerosa parte sociale che ci considera quale punto di riferimento affinchè venga rispettato e sancito il proprio fondamentale diritto alla conoscenza, ci appelliamo alla Sua autorità, chiedendoLe di supportarci ed aiutarci in un rapido e agevole progresso dei disegni di legge, affinchè ci venga restituita piena dignità ed uguaglianza civile.
Comitato per il diritto alle origini (modifica art.28 Legge 184/83) Contatta l’autore della petizione