Napolitano sceglie 10 saggi o è golpe? la doppietta del presidente
C’è chi li definisce 10 saggi e chi li percepisce come uno schiaffo all’intelligenza, oltre che alla democrazia, fatto sta che il nostro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non solo non lascia la carica ma ci piazza una sorta di doppietta: Monti resti dove sta a fare il buon premier del governo tecnico e piazza “10 saggi” per analizzare la situazione e riformare tutto quello che va sistemato.
Napolitano ha scelto due gruppi ristretti a carattere “uno politico istituzionale e l’altro economico-sociale” e si insedieranno martedì prossimo, appena concluse le vacanze pasquali. Il Governo Monti è “operativo” assicura Napolitano “sta per adottare provvedimenti urgenti per l’economia”.
Pierluigi Bersani: ”Siamo pronti ad accompagnare il percorso indicato dal presidente Giorgio Napolitano. Governo di cambiamento e convinzione per le riforme restano asse”
Claudio Messora, coordinatore comunicazione del M5S: “Ovviamente se avesse assegnato a noi l’incarico per il governo sarebbe stata la scelta ottima, ma la strada scelta è quella che più si avvicina alla soluzione in un momento così difficile”
Angelino Alfano: “La prima ipotesi (da noi auspicata) è un accordo pieno, politico e di legislatura. Altrimenti la strada maestra è quella di tornare subito alle urne, senza frapporre alcun indugio”.
La Commissione Ue, tramite un portavoce: “ha fiducia nel processo democratico italiano per trovare la giusta soluzione”
Ha praticamente accontentato tutti –chiederei agli italiani però– Bersani segue il Presidente come fosse uno scolaro col maestro; M5S pare incantato da Napolitano ed improvvisamente più riflessivo -che siano stati indirizzati dal commento di Grillo che riferendosi a Napolitano disse “Mi è piaciuto molto. Dobbiamo trovare un altro nome, non chiamarlo più Morfeo. Perché mi è piaciuto molto”- l’unico che non fa una virata ma resta saldo è Alfano, il Pdl ha aperto ma ribadisce la necessità di tornare alle urne.
Se non è un golpe manca poco, e per quanto riguarda il governo Monti, anche se non sfiduciato, siamo arrivati abbondantemente a fine legislatura. Mi domando dove è riconosciuto il voto degli italiani e la loro possibilità decisionale.
Tra i 10 saggi nessuna donna -non mi stupisce affatto- e alcuni over 70 -necessariamente se si ripropongono sempre i soliti noti.
Luciano Violante: Nato a Dire Daua (Etiopia), 71 anni, Pd. Nell’ambito della trattativa Stato-mafia venne interrogato da Pm di Palermo, lui era presidente della commissione anti mafia ed aveva richiesto, all’allora ministro dell’Interno Nicola Mancino, la trasmissione della relazione elaborata dagli analisti della Dia il 10 agosto del 1993 sulle stragi di via Palestro a Milano e di San Giovanni a Velabro a Roma -Mancino è ora indagato per falsa testimonianza nell’ambito dell’indagine sulla trattativa- Nel 2003 era capogruppo di Ds alla Camera.
Valerio Onida: Nato a Milano da 77 anni; attualmente professore di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Milano, già giudice costituzionale, è stato anche presidente della Corte Costituzionale. Alle primarie del centro sinistra del 2010, per l’alezione a Sindaco di Milano, arriva terzo con il 13,41%, è presidente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti e del comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura.
Mario Mauro: 51 anni; prima Forza Italia, poi Pdl e attualmente capogruppo al Senato di Scelta Civica, vicinissimo a Formigoni
Gaetano Quagliariello: 52 anni, napoletano, senatore Pdl, nel gennaio 2011, insieme a Formigoni, ha firmato e presentato una lettera ai cattolici chiedendo di astenersi da qualsiasi giudizio morale nei confronti di Silvio Berlusconi -all’ora per le imputazioni del caso Ruby-
Enrico Giovannini: 55 anni, Roma. Presidente dell’Antitrust dal 2011. Tra le altre cose dovrebbe vigilare sul conflitto d’interessi di Silvio Berlusconi: è un caro amico di Schifani: consigliere, avvocato, socio di famiglia.
Salvatore Rossi: Di Bari, 64 anni, Dal gennaio 2013 è membro del Comitato strategico del Fondo strategico italiano, membro CdA della fondazione del Centro internazionale di studi monetari e bancari, vice direttore generale del direttorio della Banca d’Italia e membro del direttorio integrato dell’Ivass.
Giancarlo Giorgetti: 46 anni fa nasce a Cazzago Brabbia (Varese). Alla Camera dei deputati per la Lega, Sindaco di Cazzago Brabbia sino al 2004. Nel 2001 fu il principale promotore della Legge 40 sulla procreazione assisistita. Per 10 anni, sino al 2012, segretario della Lega Lombarda. Durante il II° governo Berlusconi, sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti.Si trovò il suo nome anche nelle carte dell’indagine Antonveneta, ma non risultò tra gli indagati.
Filippo Bubbico: Da Matera, 59 anni. Senatore Pd ed ex sottosegretario del governo Prodi; fu indagato per abuso d’ufficio: nel 2005 era membro della presidenza del Consiglio regionale della Basilicata ed ha affidato all’esterno, per 23.869 euro, una consulenza sulla riorganizzazione del Consiglio.
Enzo Moavero Milanesi: Nato a Roma, 58 anni. Per il Governo Monti è ministro per gli Affari Europei. Fu’ giudice di primo grado presso la Corte di giustizia dell’Unione europea in Lussemburgo. Durante il governo Amato si è occupò di risanamento degli enti pubblici.
Giovanni Pitruzzella: 53 anni di Palermo. Presidente dell’Antitrust, amico di Schifani. Esperto nel diritto dei pubblici appalti, in giustizia costituzionale, nel diritto pubblico regionale e nel diritto pubblico dell’economia, ha ricoperto numerosi incarichi fra cui quello di consulente giuridico presso la presidenza del Consiglio dei ministri durante i governi Ciampi e Dini e presso la presidenza della Regione siciliana per le giunte Capodicasa, Cuffaro e Lombardo.
A quanto scritto prima voglio aggiungere che mantenere ancora in vita il governo Monti è un altro attentato alla democrazia, perché come sappiamo tutti Monti non aveva il sostegno popolare un anno e mezzo fa e tanto meno ce l’ha oggi, visto il risultato ottenuto dalla sua lista nelle elezioni politiche di febbraio. Eppure questo signore continua tranquillamente a governare, in barba alle istituzioni democratiche che in questi ultimi tempi non hanno contato assolutamente nulla,anche se l’unica cosa che ha saputo fare è stata togliere ai poveri (lavoratori, impiegati e pensionati) per dare ai ricchi (le banche europee). Come ciliegina sulla torta ci sono state le recenti dimissioni del ministro Terzi, che dimostrano che all’interno di questo governo non c’è neppure unità d’intenti. Insomma al peggio non c’è mai fine!
A quanto scritto prima voglio aggiungere che mantenere ancora in vita il governo Monti è un altro attentato alla democrazia, perché come sappiamo tutti Monti non aveva il sostegno popolare un anno e mezzo fa e tanto meno ce l’ha oggi, visto il risultato ottenuto dalla sua lista nelle elezioni politiche di febbraio. Eppure questo signore continua tranquillamente a governare, in barba alle istituzioni democratiche che in questi ultimi tempi non hanno contato assolutamente nulla,anche se l’unica cosa che ha saputo fare è stata togliere ai poveri (lavoratori, impiegati e pensionati) per dare ai ricchi (le banche europee). Come ciliegina sulla torta ci sono state le recenti dimissioni del ministro Terzi, che dimostrano che all’interno di questo governo non c’è neppure unità d’intenti. Insomma al peggio non c’è mai fine!
Questa trovata di Napolitano di nominare i “dieci saggi” mi sembra una tragica parodia del famoso film western “I magnifici sette”. Innanzi tutto è sicuramente un secondo pesante schiaffo che, dopo la nomina di Monti, il nostro Presidente della Repubblica ha dato alle istituzioni democratiche. Mi chiedo:”A cosa sono servite le votazioni politiche di febbraio?” A sprecare un’ingente somma di denaro in un Paese soffocato da un enorme debito pubblico? E soprattutto perché sono stati nominati questi “saggi”? Il popolo italiano ha eletto 630 deputati e 315 senatori. Napolitano avrebbe dovuto fare in modo che fossero loro a trovare la soluzione, come del resto è previsto dalla Costituzione. Altrimenti che senso avrebbe eleggere un Parlamento se poi i compiti che Esso dovrebbe svolgere vengono affidati a dieci persone piovute dal cielo,o meglio dal Quirinale, senza neppure sapere quali meriti o capacità particolari esse abbiano? E un’ultima cosa mi chiedo con preoccupazione: “Questi saggi svolgeranno il loro compito gratis o riceveranno un compenso? E se fosse vera la seconda ipotesi, a quanto ammonta la loro parcella?”
Questa trovata di Napolitano di nominare i “dieci saggi” mi sembra una tragica parodia del famoso film western “I magnifici sette”. Innanzi tutto è sicuramente un secondo pesante schiaffo che, dopo la nomina di Monti, il nostro Presidente della Repubblica ha dato alle istituzioni democratiche. Mi chiedo:”A cosa sono servite le votazioni politiche di febbraio?” A sprecare un’ingente somma di denaro in un Paese soffocato da un enorme debito pubblico? E soprattutto perché sono stati nominati questi “saggi”? Il popolo italiano ha eletto 630 deputati e 315 senatori. Napolitano avrebbe dovuto fare in modo che fossero loro a trovare la soluzione, come del resto è previsto dalla Costituzione. Altrimenti che senso avrebbe eleggere un Parlamento se poi i compiti che Esso dovrebbe svolgere vengono affidati a dieci persone piovute dal cielo,o meglio dal Quirinale, senza neppure sapere quali meriti o capacità particolari esse abbiano? E un’ultima cosa mi chiedo con preoccupazione: “Questi saggi svolgeranno il loro compito gratis o riceveranno un compenso? E se fosse vera la seconda ipotesi, a quanto ammonta la loro parcella?”
In una Repubblica Democratica la scelta della guida politica dovrebbe essere affidata al popolo.
Il Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento e non dal popolo, circa un anno fa ha dato il Governo in mano ad un uomo che nessuno aveva eletto, per dargli l’incarico ha pure dovuto nominarlo Senatore a vita. Al momento delle elezioni del Parlamento costui (benchè Senatore a vita) si è candidato raccogliendo soltanto i voti di famigliari ed amici più stretti. Per qualunque altra Nazione segno del malcontento popolare ( non poteva essere altrimenti visto come si è comportato! ) per noi invece il Presidente della Repubblica lo ripropone a forza a Capo del Governo.
Mi chiedo: perchè ho scritto Democratica all’inizio del commento? Cosa c’entra quella parola in tutto questo?
In una Repubblica Democratica la scelta della guida politica dovrebbe essere affidata al popolo.
Il Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento e non dal popolo, circa un anno fa ha dato il Governo in mano ad un uomo che nessuno aveva eletto, per dargli l’incarico ha pure dovuto nominarlo Senatore a vita. Al momento delle elezioni del Parlamento costui (benchè Senatore a vita) si è candidato raccogliendo soltanto i voti di famigliari ed amici più stretti. Per qualunque altra Nazione segno del malcontento popolare ( non poteva essere altrimenti visto come si è comportato! ) per noi invece il Presidente della Repubblica lo ripropone a forza a Capo del Governo.
Mi chiedo: perchè ho scritto Democratica all’inizio del commento? Cosa c’entra quella parola in tutto questo?