Bersani e le consultazioni "non risolutive", adesso tocca a Napolitano
La strategia del doppio binario, indicando nei due canali delle riforme strutturali e del governo, le modalità per il coinvolgimento delle forze politiche, non ha sortito gli effetti sperati. Pierluigi Bersani, ostinato e coerente fino alla fine, ha avviato le consultazioni con le forze sociali e politiche una settimana fa per cercare di costruire una maggioranza di governo quasi impossibile. Inizialmente fiducioso, ha presentato la proposta del Partito Democratico in 8 punti, offrendo a ciascuna delle forze politiche la possibilità di prendersi un pezzo di responsabilità ed invitando ad uno sforzo di corresponsabilità sul tema urgente delle riforme istituzionali.
Il primo giorno di trattative politiche l’incaricato premier ha incontrato i rappresentati del Pdl e di Scelta Civica. Il Pdl ha avanzato la proposta di un governo di larghe intese con un presidente della Repubblica moderato di centro destra, altrimenti il ritorno alle urne.
Il solito “do ut des” che rasenta l’inciucio con partiti che vogliono custodire posizioni di rendita.
Andrea Olivero, in qualità di portavoce di Scelta Civica, ha invece chiesto a Bersani “un ulteriore sforzo, che indichi la volontà di un maggiore coinvolgimento di tutte quelle forze politiche che possono contribuire a dare avvio alla legislatura”.
Il vero stallo, del resto preannunciato, è arrivato con l’incontro dei capigruppo del Movimento 5 Stelle. Porte aperte al pubblico, grazie alla diretta streaming, il Movimento 5 Stelle si è presentato compatto e fermo nella decisione di non dare la fiducia al governo Bersani, senza cedere al discorso delle responsabilità, come era accaduto per le votazioni del presidente del Senato.
Il colloquio tra Napolitano e Bersani, chiamato a riferire sulle consultazioni, è stato lungo e drammatico. Il Presidente della Repubblica ha mantenuto con decisione la sua posizione secondo la quale senza i numeri non si governa, e congelando Bersani, si è riservato la responsabilità di un nuovo lungo giro di consultazioni per trovare una soluzione immediata. In tarda serata è arrivata dunque la breve nota del Quirinale:
“L’esito delle Consultazioni non è stato risolutivo – Il Presidente della Repubblica si è riservato di prendere senza indugio iniziative che gli consentano di accertare personalmente gli sviluppi possibili del quadro politico-istituzionale.”
Bersani non ha rinunciato formalmente all’incarico e nel suo intervento ha espresso le difficoltà derivate da “preclusioni o condizioni che non ho ritenuto accettabili, dopo aver illustrato le ragioni e gli elementi di comprensione attorno a proposte sia di natura programmatiche, sia istituzionali”.
Ora Napolitano dovrà trovare un uomo che accolga la fiducia di due schieramenti, siano essi Pd e Pdl o M5S e Pd. Intano via web, arriva la proposta di Grillo:
“facciamo come il Belgio, che ha saputo andare avanti due anni senza un nuovo governo. Il Parlamento c’è, può legiferare, partendo con il conflitto d’interessi e la legge elettorale.”
Non vogliamo essere ripetitivi, avanzando argomenti già noti, ma con tutto il tempo che ha avuto a disposizione il Governo dei tecnici non sarebbe stato più facile, se non necessario, cambiare la legge elettorale per evitare di ritrovarci in quello che il segretario del Pdl Alfano ha definito un vicolo cieco proprio nel momento in cui di tempo non ne abbiamo più?