Roma caput mundi, cronaca di una giornata affollata
Domenica 17 marzo, festa di San Patrizio, Primo Angelus del nuovo Papa Francesco I, Maratona cittadina e festa dell’Unità d’Italia. Una giornata a Roma caput mundi.
Credo che in poche altre occasioni Roma abbia dovuto affrontare un numero così elevato e variegato di turisti. Un assedio che ha sottoposto la popolazione locale ad onde di visitatori pronti a dirigersi nelle più disparate direzioni.
A differenza di quanto mi accade normalmente la domenica mattina, ho messo piede fuori casa alle 8:00 e fin da subito, a Piazza Bologna, ho dovuto fare i conti con la triste realtà della giornata e con i maratoneti, in tuta e scarpe da tennis ed in foga pre agonistica.
Dovendo arrivare a Ponte Lungo ho effettuato il cambio a Termini e per un attimo ho avuto l’impressione di aver dormito 24h di fila ed essermi svegliata direttamente lunedì mattina, con l’unica differenza che a riempire la stazione e le banchine della metropolitana non erano i soliti lavoratori un po’ “scazzati” dall’inizio della settimana, ma numeri indefiniti di turisti spaesati e indisciplinati che cercavano la strada migliore per arrivare al Colosseo o a Piazza San Pietro.
Per mia grande gioia ho anche incontrato persone che rientravano a casa dopo una serata passata a “venerare” il protettore dell’Irlanda.
Nonostante tutto devo ammettere che questa volta la Città Eterna non si è fatta trovare impreparata ed i disturbi sono stati veramente minimi e non dovuti all’incapacità organizzativa della pubblica amministrazione.
Il pomeriggio, giusto per non perdere neanche un briciolo della confusione, ho ben pensato di fare un giro in centro, prendere una birra al Trinity College e ritornare allegramente a casa.
Ho ben pensato… o per meglio dire… Ho ingenuamente pensato…
Trinità dei Monti era invasa da cappelli di folletti e gente con la birra in una mano e il percorso del St Patrick Day nell’altra. – credo si trattasse dei fans irlandesi arrivati a Roma in occasione dell’incontro di Rugby Italia- Irlanda, e posso felicemente dichiarare che bevevano per dimenticare e non per festeggiare, stavolta è infatti toccato a noi ridere a fine partita-.
Via del Corso pullulava di gente avvolta nel domopack che in pantaloncini corti e felpa rientrava nelle proprie abitazioni. Il Trinity, anche se questa non è una novità, era una piccola Irlanda arroccata nel centro di Roma.
Visti i vari impegni personali avevo completamente rimosso che il 17 marzo 1861 sorgeva il glorioso Regno d’Italia – da Calabrese avrei molto da dire a riguardo, ma non è questo il momento né il pezzo giusto per parlarne- fino a quando, uscendo dal pub, un frastuono ha colpito le mie orecchie. Ho pensato ad un attacco aereo, ma fortunatamente erano solo le nostre spettacolari Frecce Tricolore. Ricorderò per sempre lo spettacolo che hanno regalato ai miei occhi levati verso l’alto colorando la piccola porzione di cielo che spuntava tra due palazzi con i colori della nostra bandiera.
Mi sono infine diretta verso Piazza Venezia, giusto in tempo per beccare il Presidente Giorgio Napolitano e la sua infinita scorta prima che si accomiatasse dalla cerimonia tenutasi all’altare della patria. Finita nel mezzo delle transenne che impedivano il passaggio a turisti, patrioti e curiosi, mi sono ritrovata alle spalle di una coppia di signori sulla sessantina innamorati del nostro Presidente uscente, tanto da possedere tutto il kit del bravo italiano, – cappello, macchina fotografica e bandiera-. Alla vista del capo dello stato moglie e marito hanno iniziato a sventolare la bandiera, a gridare il suo nome e scattare foto, come se si trattasse di una famosa rock star.
Dopo una giornata del genere credo di essermi meritata, a fine serata, il mio bel bicchiere di vino rosso…
Com’è difficile a volte vivere a Roma, nella città più bella del mondo…