Il pontificato di Francesco. il papa che legge il nostro animo
Papa Francesco, il nuovo pontefice, ha dato speranza quando ha affermato che non bisogna cedere al pessimismo.
Perché? Perché la situazione è tortuosa: l’avventura politica in Italia sembra una nave da crociera alla deriva senza equipaggio e senza comandante. Qualcuno potrebbe dire che la Chiesa è fuori dalle vicende interne del nostro Paese, ma io mi riferivo al senso costruttivo che deve prevalere. E in questo invito all’ottimismo tutti noi potremmo aprire un varco in questa foresta intricata, in questo periodo storico senza futuro. Il papa ha 76 anni ed ha avuto coraggio nell’assumere un ruolo così faticoso e importante. L’età è avanzata, settantasei anni non sono tanti e non sono pochi, ma pesano nella vita di ognuno. Papa Francesco non è abituato ai lussi: era capace di prepararsi i pasti, di compiere i gesti di vita quotidiana con padronanza. La sua prima messa è stata nella chiesa di S. Anna ed ha salutato la famiglia Orlandi, quella di Emanuela, la ragazza scomparsa trenta anni fa. Il fratello Pietro ha parlato per un po’ di tempo con il Papa ed è sicuro che si giungerà ad una verità mai rivelata. Quali ombre saranno scoperte? Quali intrighi saranno svelati? Il giorno dopo l’elezione di papa Francesco, tutti noi abbiamo commentato che il nome “Francesco”, è sinonimo di umiltà, di povertà e di semplicità. E’ vero? Desidero dire la mia: l’invito alla preghiera a tutti i pellegrini è l’invito a credere nel principio cristiano dell’umiltà verso Dio; è il primo papa che saluta ed augura un “buon pranzo”; è uno fra i pochi a sottolineare la misericordia di Dio, a porre il suo legame con l’Italia, essendo di origine piemontese.
E’ il papa tra la gente, in quanto, egli ha sempre vissuto nei quartieri popolari, in Argentina. Qualcuno gli ha mosso delle accuse riguardo alla dittatura di Videla, ma la verità è che ha aiutato parecchie persone ad espatriare per sfuggire agli arresti. Avevamo bisogno di un papa che non seguisse il cerimoniale, che fosse vicino alle nostre coscienze. S. Agostino scriveva che “la fede deve essere più forte dell’istinto” e noi abbiamo ora un pontefice che ha eliminato le distanze con i credenti. Dove andremo? Andremo verso un mondo più giusto…..ma gli egoismi possono sempre prevalere. Ci attendono disagi perché lo noto, per come non vi sia rispetto verso chi è nelle spire di patologie gravi. Tutto ciò lo vivo ogni giorno e ad ogni livello. Chissà perché accade ciò.
Forse perché chi non ha il problema pensa che non lo avrà mai. La strada non può essere sempre stretta e secondo Paci “la vita si fonda sulle relazioni fondate”. Egli voleva dire che gli uomini devono avere le relazioni sociali con legami positivi: sono queste le possibilità per riedificare un popolo, uno stato. Sarà così? Intanto, abbiamo il papa del cuore, il papa che legge il nostro animo. Dovremo ricominciare da noi, da ciò che dice il nostro cuore, se abbiamo un cuore. Io spero di averlo.