Cronaca

Roma, marzo 2013. Donna stufa che scrive

67084-bastadonneRoma, marzo 2013La data non è apposta per puro divertimento, ma ad uno scopo ben preciso. Marzo è il mese della donna, quello in cui si ricorda e più tristemente si festeggia una macabra ricorrenza, di cui la mimosa è il triste simbolo.

Siamo nel 2013, chi scrive è stufa, come molte altre, di dover vivere la sua natura come se fosse un “handicap”. 

Credo che ognuna di noi, almeno una volta nella vita, abbia pensato: “se esiste la reincarnazione spero vivamente di rinascere uomo”. Non solo per poter far pipì in piedi o per evitare le mestruazioni, ma per non dover più sentir dire squallide frasi o discorsi maschilisti che riempiono il fegato di bile e la testa di odio.

Come vuoi che sia arrivata fin lì… Ah, una volta le donne sapevano cucinare e accudire un uomo… Signorina Lei ha intenzione di sposarsi o avere figli nel breve periodo?”

Se queste stesse frasi fossero messe al maschile susciterebbero inevitabilmente l’ironia in ognuno di noi, soprattutto l’ultima. Non ho infatti mai sentito parlare di uomini costretti a firmare contestualmente il contratto di assunzione ed una lettera di dimissioni in bianco, che verrà compilata in caso di matrimonio o di gravidanza.

Ma non riesco a stupirmi, parliamo di uno stato che ha proposto le “quote rosa” come ode alla democrazia, alla civiltà, al progresso. Ed io che pensavo di non appartenere ad una categoria protetta…

Dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna”… Ecco appunto, dietro… all’ombra, in silenzio. Le donne sono capaci di grandi rivoluzioni, di grandi dolori, eppure il 90% di quelle passate alla storia viene ricordato per tradimenti o per aver provocato guerre.

Non siamo progettate solo per essere madri di famiglia ma quando una donna dichiara di non voler passare il resto della vita a fare da moglie e madre viene additata come una persona cinica ed egoista. Per l’uomo è tutto più semplice, nessuno gli chiede se è sposato, padre o se prima o poi vorrà metter su famiglia, perché in ogni caso non porterà via del tempo all’azienda.

Così come l’uomo ha diritto al suo mercoledì di calcetto, dove sfogare frustrazioni e repressioni, mentre una donna che esce una volta alla settimana con le amiche e non per una pizza con prole al seguito, chissà che progetti loschi porterà al termine. È pur vero che spesso e volentieri siamo noi stesse ad accettare e mistificare questa nostra discriminazione, accettando di essere “valutate” solo per ciò che appariamo e non per ciò che siamo, finendo per rendere le donne “pensanti” degli esseri mitologici che spaventano gli uomini.

Scusatemi se trovo inaccettabile che dopo secoli passati a cercare un’indipendenza, dopo migliaia di donne arse, uccise, torturate e violentate in nome della libertà e dell’eguaglianza, esistano programmi che abbiano come scopo quello di giudicare un essere femminile non per le sue capacità, ma per il suo modo di sculettare. Così come trovo altrettanto assurdo che nel 2013 si debba ancora dover discutere sulla libertà della donna di portare o no a termine una gravidanza. Si parla di rispetto per la vita, e ci si dimentica del rispetto per la persona.

Altre frasi tipo: “la donna al giorno d’oggi è costretta a lavorare, perché uno stipendio in casa non basta più” sono a mio avviso altrettanto discriminatorie. La donna lavora perché ha voglia di lavorare, perché vuole essere indipendente, perché anche dover chiedere i soldi al proprio uomo è segno di sudditanza.

Uguaglianza! Ecco cosa chiediamo, reale e non solo formale uguaglianza tra uomo e donna! Quando riusciremo a raggiungerla inizierò a festeggiare l’8 marzo… fino ad allora continuerò a commemorare la memoria di quelle povere operaie morte sul posto di lavoro e la fatica che facciamo tutte noi, quando ancora oggi siamo costrette a dover dimostrare quanto valiamo in ogni situazione, solo a causa del nostro sesso.

Marika Massara

Nata e cresciuta in provincia di Milano, emigrata in Calabria, adottata da Roma, non posso che definirmi italiana. Amo la mia Calabria, il mare d'inverno e il Rock. Da sempre attenta alla politica (più che ai politici), non posso che definirmi assolutamente di sinistra. Segni particolari: Milanista sfegatata.

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