Mentalgassi. Making the invisible visible
Un volto dipinto su di un cassone di raccolta differenziata.
Semplice, immediato, fa sorridere e, soprattutto, sembra banale, ma in realtà è un modo diretto per invitare a riflettere. Serve per dare un volto diverso alla città, elaborando elementi comuni, cui nessuno fa mai caso, per trasformarli in piccole opere d’arte, che allietano le grigie città. E obbliga i passanti a uscire dalla loro alienazione facendo caso a ciò che hanno intorno.
Si tratta della Street art del collettivo tedesco Mentalgassi e non ha niente a vedere con la deturpazione. I componenti hanno iniziato singolarmente come writers, unendosi poi alla fine degli anni ’90.
Rimangono anonimi ma di sé stessi, dicono
Per noi la street art è soprattutto divertimento – hanno dichiarato i membri di Mentalgassi, che restano nell’anonimato. Ci capita però di fare le cose in modo professionale. Nel 2012 i nostri lavori sono stati esposti in due musei e in una galleria d’arte.
Ma non solo. La loro capacità artistica volta alla sensibilizzazione fu sottolineata nel 2010 quando furono chiamati da Amnesty International a collaborare alla campagna “Making the invisible visible“.
In quell’occasione i membri del collettivo incollarono il volto di Troy Davis dividendolo tra le sbarre di una ringhiera in modo che fosse possibile la visione di questo solo da una determinata angolazione.
Davis era stato condannato alla pena di morte nel 1991 ma, per i dubbi circa la sua colpevolezza furono 20 anni di agonia. L’uomo fu giustiziato solo nel 2011.
Amnesty e il collettivo non hanno potuto fare niente per fermare ciò, se non sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema sempre presente della pena di morte, grazie a quest’arte sottilmente penetrante.
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