Cronaca

Pelle bianca

Autostima, paradossi e tempi (moderni e non). La pelle bianca e l’autolesionismo.

Talvolta mi sembra che il mondo sia immerso nel Medioevo e spesso mi sovviene una domanda, sono io catapultata in avanti o è davvero così? In Africa esistono prodotti sbiancanti per la pelle che sono usati dalla gran parte delle donne, che compiono così un atto di autolesionismo non indifferente. Forse la quantità maggiore di melatonina nella pelle degli africani, ha un suo perché. Forse solamente, però.

Alcuni dati: il 90% in Ghana, il 77% in Niger, il 59% in Togo, il 35% in Sudafrica e il 25% in Mali. Sono le percentuali delle donne che ne fanno uso. Senza contare che questi prodotti contengono sostanze chimiche con effetti collaterali per la pelle, cicatrici, allergie, bruciature ed elevato rischio di tumori, e sono state messe fuori legge da molti Stati per la loro pericolosità.

C’è anche chi è più facoltoso e può permettersi veri e propri interventi estetici come Nomasonto “Mshoza” Minzi cantante sudafricana che, come fece Micheal Jackson, adesso è molto più chiara del suo colore naturale. Mentre i ricercatori sostengono che il desiderio del bianco è un residuo del colonialismo, per la cantante non c’è niente di diverso rispetto a una qualsiasi operazione estetica, come rifarsi il seno o il naso.

Sì, c’entra l’autostima. Sono stata di pelle scura per tanti anni. Volevo vedere come fosse essere bianca e ora sono felice

Ma non sono solo io a pensarla così. Grace Amey-Obeng, partendo dagli stessi presupposti, ha fondato venticinque anni fa la FC, Future Clare, che non si rifà al colore della pelle, bensì alla luce della speranza. La FC produce cosmetici appositi per la pelle scura, per valorizzrla e proteggerla, e per il clima africano, possedendo sei college dove le ragazze possono imparare il mestiere di estetiste.

Negli anni ’80 Grace studiava in Inghilterra la stessa materia e, una volta tornata a casa, si era accorta della terribile moda autolesionista “sbiancante”.

L’idea del suo business le è venuta a quel modo; ai tempi, nessuna banca volle farle un prestito per la sua folle impresa, adesso è una delle grandi imprenditrici del suo Paese.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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