Noi Siamo Anonymous
Noi Siamo Anoymous è un libro che, a poco più di un mese dall’uscita, è già diventato best-seller. Nonostante questo ho deciso di leggerlo, perché penso sia impossibile ignorare il fenomeno globale di hackering a cui il saggio è dedicato. Scritto da Parmy Olson, una delle giornaliste di punta di Forbes, questo libro vuole indagare a fondo il mondo del gruppo di hacker più famoso del pianeta. L’immagine di Anonymous è universalmente legata alla maschera di Guy Fawches, il rivoluzionario che nel 1605 tentò di far saltare in aria il Parlamento inglese.
Comprendere anche solo parzialmente il fenomeno Anonymous significa andare indietro di quasi 10 anni, quando Facebook esisteva solo come divertimento personale di un Marck Zuckberg ancora inconsapevole di quello che avrebbe avuto in mano di lì a poco. Parmy Olson porta il lettore a osservare quasi dal buco della serratura i primi passi del movimento, avvenuti sul sito di condivsione di immagini 4chan, la cui bacheca chiamata “random” è un concentrato di foto di impatto emotivo a volte fastidioso.
Le testimonianze principali giungono da Aaron Barr, CEO di un’azienda di servizi sicurezza che è riuscito, due anni fa, a entrare in contatto con alcuni membri della community. Parlare di Anonymous significa aprire uno squarcio su alcune delle criticità del web come palcoscenico di personalità e mezzo dedicato ai professionisti. Leggere questo libro non può non portare a riflettere su azioni che compiano tutti i giorni, a volte senza renderci conto della loro portata e delle loro conseguenze.