Intervista a Massimiliano Iervolino autore del libro "Roma, la guerra dei rifiuti
Massimiliano Iervolino autore del libro “Roma, la guerra dei rifiuti”. Attualmente lavora alla Regione Lazio presso il gruppo della Lista Bonino-Pannella occupandosi principalmente di rifiuti e sanità.
“Con le mani nella monnezza. I disastri della partitocrazia. Il caso Malagrotta: l’ottavo colle di Roma” seguita appunto dal libro in oggetto che precede “Il rifiuto del sud Il sud e la monnezza. Storie di criminalità politica e controllo del consenso” attualmente in lavorazione e che dovrebbe uscire già nel 2013; questo mi da la certezza di parlare con un vero esperto in materia.
Domanda: Da cosa è nato il suo interesse per le questioni ambientali?
Risposta: Sono laureato in chimica industriale, con specializzazione in chimica fisica delle alte temperature, quindi questi temi sono stati sempre al centro dei miei studi. Inoltre, nel 2010 sono stato coordinatore del programma elettorale di Emma Bonino allora candidata alla presidenza della Regione Lazio ed in quell’occasione mi sono trovato ad affrontare situazioni critiche, tra cui quella irrisolta dei rifiuti.
D: un titolo decisamente forte per il suo “Roma, la guerra dei rifiuti”, perché l’ha definita una guerra?
R: Da quando la Commissione Europea ha riaperto la procedura di infrazione su Malagrotta nel giugno del 2011 si è scatenata un’offensiva feroce per l’accaparramento del redditizio business dello smaltimento rifiuti. Usando le parole di Luigi Einaudi si potrebbe correttamente affermare che abbiamo assistito al durissimo scontro tra “l’onnipotenza dello Stato” e “la prepotenza del privato”. Una battaglia lunga e senza esclusioni di colpi che ha visto come contendenti da un lato la Regione Lazio ed il Comune di Roma e dall’altro l’avvocato Manlio Cerroni, ovvero il patron di Malagrotta. Questa vera e propria guerra ha contribuito l’incancrenirsi di una situazione già di per sé molto difficile, inoltre la si è combattuta al di fuori della cornice delle normative vigenti in materia. Motivo per cui i cittadini dei diversi territori coinvolti nell’affaire toto discarica non sono rimasti a guardare ed armati di buone pratiche di diritto hanno cercato di far prevalere le loro più che corrette ragioni.
D: Perché, rispetto alla questione di Malagrotta, sono state concesse così tante proroghe alla chiusura ?
R: Semplicemente perché a Roma, così come anche in tutto il Lazio, le leggi sui rifiuti non sono mai state rispettate. Le normative in merito prevedono infatti una rigida gerarchia ovvero in ordine, riduzione, riciclo, recupero di materia e di energia ed infine lo smaltimento del residuo in discarica. Azioni queste che dovrebbero essere messe in campo esattamente nell’ordine elencato. Invece a Roma circa il 75% della spazzatura finisce tal quale a Malagrotta – tristemente nota come la discarica più grande d’Europa – producendo percolato, gas nocivi, odori nauseabondi e dunque un’enorme inquinamento ambientale dell’intera area della Valle Galeria. Inoltre è importante sottolineare che Malagrotta esiste da oltre trent’anni perché ha sempre garantito spese di conferimento molto basse ai Comuni che ivi scaricano i propri rifiuti. In parole povere chi ha governato negli ultimi tre lustri sia la Regione Lazio che il Comune di Roma pur di risparmiare ha scelto di buttare di tutto in discarica, non tenendo nella giusta considerazione la salvaguardia della salute umana, nonché le norme operanti in materia. La Commissione Europea, grazie alle petizioni dei cittadini che per anni instancabilmente hanno denunciato l’enorme degrado dell’area è intervenuta sancendo finalmente il proprio veto in merito. Evidentemente però i moniti dell’Europa, hanno sortito pochi effetti vista l’inadeguatezza della classe partitica nell’affrontare la questione cui conseguenza è la disastrosa situazione in cui ci troviamo oggi.
D: Quali sono i pericoli reali che corrono gli abitanti della zona di Valle Galeria?
R: Nella Valle Galeria non esiste solo la discarica più grande d’Europa, ma anche un gassificatore – per ora fermo – due impianti di trattamento meccanico biologico, una raffineria, un inceneritore per rifiuti ospedalieri, dei depositi di carburante e diverse cave. Tale quadro aiuta a comprendere quanto la zona sia fortemente antropizzata ed inquinata. Questa affermazione è avallata inoltre anche da due recenti studi, di cui il primo dell’Ispra che certifica senza mezzi termini il notevole inquinamento della Valle Galeria ed il secondo dell’Asl Rm che attraverso un’indagine epidemiologica ha rilevato come in questo quadrante della città siano state riscontrate elevate percentuali di decessi rispetto ad altre zone della Capitale.
D: Cosa ha pensato del DDL Clini? E della conseguente risposta del Tar del Lazio?
R: Sostanzialmente siamo di fronte a due atti differenti. In merito al decreto del Ministro Clini mi preme sottolineare due ordini di dubbi. Il primo attiene al problema del conferimento del tal quale a Malagrotta – motivo della procedura di infrazione da parte della Commissione Europea – laddove questa violazione di legge viene perpetrata non solo nella discarica più grande d’Europa, ma anche in altre cinque discariche del Lazio, così come specificato nel secondo parere di Bruxelles. Ergo, se gli impianti di Tmb delle provincie laziali dovranno servire a trattare i rifiuti di Roma, quelli delle altre provincie come verranno lavorati?
Il secondo dubbio riguarda invece gli impianti di trattamento meccanico biologico denominati Malagrotta 1 e Malagrotta 2. Considerando che questi macchinari non hanno mai funzionato a regime, è d’obbligo domandarsi con quale coraggio si possa chiedere alle altre provincie di trattare i rifiuti romani quando gli impianti che dovrebbero servire la Capitale funzionano molto al di sotto della loro reale potenzialità!
Quanto invece alla pronuncia del Tar sul Piano di gestione dei rifiuti approvato dalla maggioranza Polverini, ho sempre sottolineato come tale delibera non risolva di una virgola la grave situazione che il Lazio sta vivendo in materia rifiuti. Innanzitutto perché quell’atto non è accompagnato dalle necessarie risorse economiche che dovrebbero essere messe in preventivo per rispettare ciò che ci chiede l’Europa. Se poi ci soffermiamo sulla non meno importante questione che riguarda la seconda parte del piano rifiuti ovvero il cosiddetto “scenario di controllo” è facile capire che ciò sia stato creato ad arte esclusivamente per autorizzare volumetrie straordinarie di discariche. Azione anche questa che contrasta con la legislazione vigente.
D: Quale soluzione proporrebbe per risolvere la situazione? La raccolta differenziata da sola può bastare? se e quando potremmo raggiungere gli standard europei?
R: La soluzione è nel rispetto delle leggi. Può sembrare banale e scontato ma questa è l’unica strada percorribile per uscire dall’emergenza. Questo è ciò che chiedono a gran voce i cittadini. La piena attuazione delle norme si può ottenere solo attraverso lo stanziamento di quelle risorse economiche necessarie per estendere in tutto il Lazio la raccolta differenziata porta a porta e per costruire – o implementare – l’impiantistica essenziale per supportare tale scelta strategica. Per quanto riguarda la questione europea, qualora ci fosse la volontà politica anche in sei mesi, al massimo in un anno.