I piccoli maschietti e il Mulino deleterio
Non è un mistero che chi vi scrive è radicale, lo è sempre stato, e per questo fin dal 2007, grazie alla solita brillante intuizione di Marco Pannella, ha deciso di dedicarsi alla battaglia per introdurre in Italia il divorzio breve, e intendo come divorzio breve l’eliminazione della separazione legale per poter chiedere direttamente il divorzio come avviene in tutti i paesi europei tranne pochissime eccezioni.
E’ chiaro che tutto il diritto di famiglia oggi non può che essere in discussione se considerato dal punto di vista radicale, liberale, cattolico liberale, socialista, laico. Basti pensare alla questione, appunto, dei tempi lunghissimi per ottenere il divorzio o sul riconoscimento delle coppie di fatto, in merito al funzionamento del tribunale per i minorenni o sull’applicazione della legge sull’affido condiviso.
Le battaglie radicali sul diritto di famiglia sono antiche come la storia del Partito, è sufficiente ricordare l’introduzione del divorzio in Italia nel 1970 dopo lunghi anni di sofferenze, o la riforma del diritto di famiglia del ’75. Ed è anche chiara ed evidente la responsabilità di chi non vuole che avvengano le riforme su questo fronte: quegli ambienti, più o meno minoritari ma prepotenti, clericali e reazionari, figli di una subcultura maschilista che nonostante le conquiste civili ottenute con il sangue ed il carcere, continua a fare proselitismo proprio tra coloro che più sono colpiti dalle conseguenze di quella stessa subcultura.
Scontiamo quella visione della famiglia c.d. “tradizionale”, fotografata dalla famosa e deleteria famigliola del Mulino Bianco presa ad esempio come ciò che non può esistere in natura: svegliarsi al mattino con la moglie modella ed il marito palestrato non esiste nemmeno nel mondo delle modelle e dei palestrati, mentre magari potrebbe essere un’utile fortuna quella di dialogare al mattino con un coniuge/compagno con qualche neurone in più. Ebbene, questa visione “tradizionale” non consente l’introduzione di novità che possano agevolare la vita del cittadino e siano al passo con l’evoluzione antropologica della società. Se il concetto di matrimonio è legato alla sua indissolubilità, non stupisce che per ottenere un divorzio consensuale bisogna attendere anni. Se vi è il preconcetto che la famiglia è solo quella fondata sul matrimonio, ecco che le nuove famiglie che si vengono a costituire a seguito di una separazione non sono riconosciute né tutelate, e ciò vale anche per i figli.
Se la visione della famiglia è ancora legata a quella patriarcale, il marito lavora e porta lo stipendio mentre la moglie resta a casa ad accudire i figli, non stupisce che i giudici estromettano i padri dalla vita dei figli e dalla casa familiare una volta separati, creando solo tanti papà bancomat.
Se c’è una visione paternalistica dello Stato, per cui il supremo interesse del minore diventa disinteresse per il minore e per la sua famiglia di origine, ecco che rimane in piedi il sistema del Tribunale per i minorenni istituito in epoca fascista.
Sembra paradossale, ma è come condurre agnellini al macello facendo loro vedere l’uovo di Pasqua! Ma indietro non si torna. Il matrimonio non tornerà più ad essere considerato per lo Stato indissolubile; le coppie di fatto continueranno a formarsi e ad aumentare senza dare scandalo; e le corna, quelle sì, moltitudini di cornuti che riscattarono quella loro umiliante condizione diventando divorzisti, cercano nuovamente di perdere la propria dignità perché nessun Dio vendicatore laverà l’onta di questi piccoli, ma veramente piccoli maschietti, con piccole coscienze, sempre in vendita ma senza mercato.