Vita di Pi
In genere quando le aspettative sono alte, si finisce per rimanere delusi. Leggendo le critiche di questo La Vita di Pi, descritto addirittura come il nuovo Avatar, mi hanno solleticato la curiosità. E non potevo non andare a vederlo.
Ora rimpiango di non aver visto, la Vita di Pi, in 3D – purtroppo per chi, come me, non ha una così buona vista, quegli occhialini e tutto quel tempo lì davanti, generano un bel mal di testa – avrei fatto un sacrificio, per un film così l’avrei fatto sicuramente!
Nasce dall’omonimo romanzo Life of Pi, di Yann Martel, canadese, con la regia del multi premiato Ang Lee. Il protagonista, Piscine Molitor Patel, un ragazzo indiano, sopravvive per 227 giorni come naufrago nel Pacifico. La storia ha dell’inverosimile, questo ragazzo, già interessato precocemente alle diverse religioni, ha un’amore innato per gli animali, scaturito anche dal fatto che i genitori possiedono un grande zoo.
La storia è molto particolare, ma più che la storia, le immagini sono fenomenali.
I paesaggi, le luci, i colori, gli animali, i primi piani sull’intensità degli sguardi, in “la Vita di Pi”, ogni particolare è curato straordinariamente. Ogni film che vediamo ci porta in mondo parallelo e ci fa sognare per un paio d’ore, ci estranea dalla nostra realtà. E questo film ti porta in mondi e in luoghi che forse mai conosceremo, grazie all’unione di fantasia, arti grafiche e natura – ci immerge totalmente in quei sentimenti che ci toccano l’anima. L’angoscia del naufragio, la disperazione di aver perso tutto, la tristezza, e infine, l’allegria e la pace nello sguardo di Pi ormai adulto, che racconta la sua storia. Convive 227 giorni su una piccola scialuppa di salvataggio con una Zebra, una Iena e una Tigre del Bengala adulta.
Durante il viaggio però, per alcuni problemi si ritrova solo con la Tigre, Richard Parker – chiamata così per lo scambio di nome sui documenti della consegna dell’animale allo zoo, e personaggio di Storia di Arthur Gordon Pym di Edgar Allan Poe.
Racconto di sopravvivenza che termina con il suo salvataggio, sulle rive del Messico, e sui dubbi che gli vengono posti riguardo alla sua storia, troppo stravagante per essere vera.
Consigliatissimo, ha tutto ciò che si chiede alla rappresentazione di un romanzo popolare.