Racconto breve – La danza delle stelle (seconda parte)
A differenza della musica orchestrale, dai ricchi arrangiamenti e dal seguito di pubblico decisamente più ampio, la musica da camera era stata sempre appannaggio di un pubblico principalmente aristocratico. L’esecuzione viene eseguita da un minor numero di elementi rispetto ai gruppi orchestrali, ed Emma fa parte di un ottetto ben affiatato. La danza delle stelle: perché la scelta di quel nome? La musica può provocare notevoli emozioni, smuovere coscienze, regalare sorrisi sinceri e lacrime cristalline, e può esser talmente bella da far emozionare anche i cieli, facendoli librare in una danza allegra e spensierata. Gli archi smuovevano gli astri e gli davano l’input per iniziare le danze, i fiati assecondavano la sinuosità dei loro movimenti. Emma era orgogliosa di far parte di una schiera di musicisti così affiatati, e per una ragazza della sua età era davvero inusuale far parte di un gruppo del genere.
Le difficoltà familiari avevano temprato il suo animo invece di destabilizzarlo: un distacco prematuro dal nido avrebbe potuto provocare nel suo “io” effetti devastanti, ma ha scrutato per così tanto tempo tutti i difetti dei suoi genitori da riuscire a farsi un’idea sul cosa fosse giusto o sbagliato per lei. Emma e la musica: un rapporto intenso ed emotivamente altalenante, ma impossibile da incrinare; i suoi genitori non hanno mai provato a distruggere tale rapporto, ma hanno fatto davvero poco per rafforzarlo. Loro pensavano che in un mondo come questo un futuro artistico risultasse poco redditizio, che non permettesse di farsi una vita propria: per la serie, fai quello che ti piace e ne godrai soltanto la metà. Erano davvero convinti di ciò, ma per fortuna, Emma sosteneva praticamente il contrario.
Loro al Conservatorio non la volevano proprio portare: fu quello il primo grande ostacolo. Il violino era il suo sogno, ma per continuare a coltivarlo aveva bisogno della giusta istruzione; alla fine furono ancora una volta loro, gli zii, a convincere la sua famiglia ad iniziare a gettare le basi del sogno di Emma, ma più trascorrevano gli anni, più quelle basi rischiavano di sgretolarsi. La ragazza riuscii a trovare impieghi saltuari per mantenersi autonomamente, visto che i genitori non avevano più intenzione di sostenere le sue spese: <<Questo sogno infruttuoso l’hai voluto tu, noi ti abbiamo dato lo slancio, ma noi da te volevamo altro, non questo. Quindi, problemi tuoi>>. Emma era sempre stata un peso per loro, ma presto sarebbe diventata leggera come una piuma, e avrebbe iniziato a volare verso quelle stelle danzanti.
Le sue abilità vengono notate dai maestri del Conservatorio, e i suoi incredibili progressi la portano ad ottenere diverse proposte: un motivo di vanto, che solo in quelle occasioni verrà riconosciuto dai suoi genitori. Un atteggiamento ipocrita ed irritante per la giovane violinista: <<Adesso siete contenti? Anche io lo sono, ma non per voi, per me stessa. Ve la state prendendo per questa mia freddezza? Non riesco a sentirla in voi. Non riesco più ad ascoltare le vostre emozioni, di conseguenza non mi fido più delle vostre parole, mi dispiace>>. Forse era arrivato il momento di riavvicinarsi alla famiglia, di perdonare la loro ottusità, ma la verità è che Emma non sapeva più realmente cosa provasse per i suoi cari.
But before this feeling dies, remember how distance can tell lies!
(Prima che questo sentimento muoia, ricorda quanto la distanza possa dirci bugie!)
Una vecchia canzone narrava tali parole, ed effettivamente era ciò che stava succedendo a lei.
La sua vita andava tra alti e bassi: l’amore per la musica era ancora lì, ed era giunto anche quel tipo d’amore che tutti considerano il più importante, quello per la tua dolce metà. In realtà, gli aveva provocato più sofferenze che altro, sintomo che, forse, il momento e l’uomo giusto ancora dovevano arrivare, ma lei era sicura di sé, ed era assolutamente certa che, qual ora avesse incontrato la persona giusta, se ne sarebbe accorta subito. In tal frangente, Chiara era stata di buon esempio, paradossalmente: è come se lei avesse un lettino di chiodi nascosto da qualche parte, e all’immediato incontro con un nuovo ragazzo che stuzzicasse i suoi interessi (e non solo) era pronta a prendere due di quei chiodi e ficcarglieli in testa. E a quel lettino mancavano sempre più chiodi. Emma pensava sempre che lei fosse stata fortunata a non essere come sua sorella, nonostante le volesse un bene dell’anima: l’empatia era dalla sua parte, non sarebbe mai riuscita a far soffrire una persona per suo puro interesse personale. Lei, le emozioni, voleva regalarle, non distruggerle. Ma sapeva perché Chiara si comportava così, quindi riusciva, in qualche modo, a perdonarla.
La danza delle stelle ha finalmente iniziato ad esibirsi, e l’impaccio iniziale è stato subito superato. Lo sguardo di Emma scruta i volti dei ritardatari, nella speranza di vedere i volti delle persone che tanto attende. Loro sapevano che la ragazza era lì, ad esibirsi, ma lei non li riesce proprio a vedere. Quei tocchi d’arco erano velati di tristezza e delusione, ed anche le stelle non sembravano entusiaste. La felicità di Emma era tutto per loro, ma quelle stelle avrebbero presto trovato la gioia perduta.